E’ una forma di bullismo online in cui si utilizzano volutamente comportamenti aggressivi per ferire o escludere una persona da un gruppo attraverso l’uso della tecnologia. Il cyberbullo invia foto, video o messaggi tramite social o chat, allo scopo di prendere pubblicamente in giro qualcuno, di ridicolizzarlo, di isolarlo o perfino umiliarlo.

Non bisogna mai fare l’errore di ritenere il cyberbullismo meno pericoloso del bullismo, in quanto virtuale: entrambi possono avere conseguenze devastanti per chi li subisce, ma il cyberbullismo è molto più pericoloso, sostanzialmente per 3 ragioni:

  • Può verificarsi in qualunque luogo e in qualsiasi momento, 24 ore su 24.
  • Una volta pubblicato qualcosa in rete, questo può rimanerci per molto tempo, anche per sempre.
  • Le informazioni in rete viaggiano velocemente e raggiungono tantissime persone, anche persone che non si conoscono che a loro volta possono diventare una sorta di aiutanti del cyberbullo manifestando consenso con un like o con una condivisione.

Nel cyberbullismo anche chi è spettatore ha un ruolo fondamentale: stare zitti, non fare nulla, oppure ridere, mettere like o condividere significa approvare e incoraggiare questi atteggiamenti aggressivi.

Nei confronti della vittima si innescano 2 meccanismi che incentivano il cyberbullismo:

  1. Il meccanismo della deresponsabilizzazione: solo per il fatto che gli attacchi vengano mossi da più persone, vengono considerati meno gravi, il fatto che lo facciano anche altri dà forza o legittima a farlo a propria volta.
  2. Il meccanismo delle desensibilizzazione: il fatto che vi sia uno schermo, il fatto di non avere davanti la vittima consente di non instaurare quel rapporto di empatia che permetterebbe di comprendere la sua sofferenza e il suo malessere.

Alcune condotte tipiche del cyberbullismo sono:

  • Flaming: aggressioni online, spesso violente e volgari, tese a suscitare battaglie verbali nei forum o social network.
  • Harassment: molestie e persecuzioni. Invio ripetuto di messaggi offensivi tesi a ferire o offendere qualcuno.
  • Denigration: diffusione di pettegolezzi, dicerie compromettenti, materiale offensivo o riservato, con lo scopo di danneggiare la reputazione della vittima o ridicolizzarla (ad esempio, creare gruppi con il nome della vittima in cui si condivide tutto il materiale che secondo gli autori “fa ridere”: si tratta di foto, video, immagini modificate, frasi, battute alle sue spalle oppure racconti che la rendono ridicola e la umiliano; postare video contenenti atti di bullismo in cui compagni di scuola vengono picchiati, umiliati e ne viene promossa la visualizzazione e diffusione).
  • Furto di identità: l’aggressore ottiene informazioni personali e crea un profilo falso con i dati della vittima, oppure le ruba direttamente i dati di accesso con lo scopo di danneggiarle la reputazione.
  • Outing: il cyberbullo può sollecitare l’amico a condividere con lui segreti, informazioni imbarazzanti su se stesso o fotografie intime, per poi minacciarlo di diffonderle qualora questo non si renda disponibile ad esaudire le sue richieste.
  • Inganno: il bullo si sforza di ottenere la fiducia di qualcuno per carpire confidenze da rendere pubbliche in rete.
  • Esclusione: ci si accorda per escludere qualcuno da un gruppo online, allo scopo di emarginarlo.