Tante volte, le persone che incontro nel mio studio provano una fortissima paura di sbagliare.

La paura di sbagliare paralizza, blocca sul nascere i progetti, fa indietreggiare ai primi ostacoli e porta a rinunciare prima di cominciare.

Se la paura di sbagliare blocca e impedisce di raggiungere quei traguardi che vorremmo ottenere nella nostra vita, come cambiare lavoro, affrontare una separazione o trasferirsi in un altro paese, allora può diventare un vero problema perché la paura non permette di compiere quelle scelte che farebbero stare meglio. Scegliere è movimento e il movimento porta con sé il rischio di sbagliare, un rischio che fa paura perché l’errore è soggetto al giudizio degli altri e a quello, più rigido, del proprio “giudice interiore”.

Le persone si bloccano soprattutto perché:

  • dentro di loro la traduzione non è: “Ho fatto uno sbaglio, un errore”, ma è: “Sono sbagliato, sono l’errore”;
  • pretendono di “essere sempre all’altezza”, perfetti, efficienti e immuni da errori;
  • danno troppa importanza agli sbagli, sono dell’idea che sbagliare sia la fine del mondo.

Per poter accettare l’errore dobbiamo riconsiderarlo, attribuirgli meno gravità, giudicarlo sopportabile, ammissibile e normale. Gli sbagli fanno parte del nostro percorso e sono molto utili per poter imparare e migliorare.

L’errore è un elemento chiave dell’apprendimento: si pensi al bambino che inizia a muovere i sui primi passi: solo alla fine di tante cadute egli imparerà a camminare da solo! Tutte le capacità più importanti della vita (camminare, scrivere, parlare, ecc.) richiedono un certo numero di errori e di correzioni successive, prima di essere apprese, per cui lo sbaglio va riconosciuto come parte di un processo più ampio che riguarda lo sviluppo individuale. E infatti, ad avere successo, molto spesso, non sono le persone particolarmente dotate, ma quelle che non mollano mai, che perseverano, che inciampano nei loro errori, che si rialzano e proseguono.

“Errare” non significa soltanto “sbagliare” ma anche “viaggiare”. La persona “perfetta”, non erra, non esplora, non viaggia, non cresce, non evolve. Funziona, ma non è vitale.

Se io non sono il mio errore ma faccio degli errori, ho sempre la possibilità di riparare e di capire meglio chi sono e dove sto andando.

Riconoscere e accettare la propria paura è il primo passo da compiere. Accettarla vuol dire essere coscienti del fatto che non ci sono garanzie di successo di fronte ad una scelta e che l’errore fa parte del gioco e porta più lontano dal punto in cui eravamo quando lo abbiamo compiuto.