La vergogna e il senso di colpa presentano alcuni aspetti in comune anche se sono in realtà estremamente diverse.
Si tratta di due emozioni:
- secondarie, che originano dalla combinazione delle emozioni primarie e si sviluppano con la crescita dell’individuo e con l’interazione sociale;
- autoconsapevoli, che richiedono l’intervento dell’introspezione e della coscienza;
- sociali, che si manifestano in contesti relazionali e interpersonali;
- morali, in quanto prodotte da condotte inadeguate;
- che comportano un certo grado di sofferenza per il soggetto;
- che hanno l’obiettivo di interrompere il nostro comportamento quando mettiamo in atto azioni che violano norme o regole.
Colpa e vergogna pur presentando una serie di somiglianze, sono due emozioni profondamente diverse.
Il senso di colpa viene sperimentato in seguito ad una trasgressione e attiva l’angoscia della punizione, mentre la vergogna è accompagnata dalla percezione di un fallimento totale o parziale della propria dignità e dalla sensazione del pericolo dell’abbandono affettivo, questo avviene perché si ha la percezione di essere divenute delle persone spregevoli.
Nella colpa, quindi, l’attenzione è sulle azioni o sulle cose che sono state o non sono state fatte e sulle loro conseguenze; mentre nella vergogna il sé diventa l’oggetto principale della valutazione negativa. In altre parole, nel senso di colpa la persona mette al centro il ‘cosa ho fatto’ e nella vergogna, invece, l’individuo mette al centro il ‘come sono’. Quando ci sentiamo in colpa è per qualcosa che abbiamo fatto e quando ci vergogniamo è per qualcosa che siamo.
Proprio questa centratura sul livello delle azioni risulta funzionale al mantenimento di un buon livello di autostima e al desiderio di riparare ai danni arrecati. La persona che prova senso di colpa, infatti, pensa a quali rimedi utilizzare per recuperare l’autostima e il rapporto con la persona che ha danneggiato, ad esempio chiedendo scusa e dicendo la verità o mettendo in atto risposte costruttive o prosociali. Una persona che sperimenta senso di colpa, sarà pertanto più propensa a discutere, ad assumere una posizione non ostile, empatica e orientata a ristabilire una qualche forma di legame con la vittima delle sue azioni. Invece, quando una persona prova vergogna sente il desiderio di ritirarsi, di scomparire di ‘farsi piccola piccola” per non essere vista, si sente più incline a nascondere, a non ammettere, a non parlare di ciò che ha fatto. Chi si vergogna, infatti, non vuole farsi vedere, si copre il viso e chiude gli occhi rifiutandosi anche di guardare, compiendo un gesto che deriva dalla credenza magica che chi non guarda non possa essere visto, sfuggendo al potere giudicante della persona che sta di fronte. Spesso la persona giudicante viene interiorizzata, diventando una parte di sé, e diventa quindi possibile vergognarsi anche quando l’altro non è più presente.
Colpa e vergogna si differenziano anche per le modalità espressive e per i sintomi fisiologici che scatenano. Per quanto riguarda le modalità espressive, chi si sente in colpa è facile che si metta a piangere o a singhiozzare, chi prova vergogna per lo più mostra un sorriso imbarazzato. Per quanto riguarda gli aspetti fisiologici, chi prova colpa sente spesso crampi allo stomaco e nodo alla gola, chi si vergogna sente calore al viso (che infatti acquista un caratteristico colore rosso), suda e sente forti palpitazioni.
In conclusione, la colpa è generalmente un’emozione meno dolorosa se confrontata con la vergogna, perché, come abbiamo visto, riguarda un oggetto o una parte di sé, non tocca l’intera identità. La vergogna, invece, è un’emozione acuta di sofferenza, tipicamente accompagnata da un bisogno di ritirarsi, dalla sensazione di sentirsi incompetente, piccolo, inutile e debole, da un senso di mancanza di valore, di indegnità, di impotenza e di inefficacia che lo ritiene non essere degno di considerazione, affetto o comprensione.