Le emozioni possono essere suddivise in primarie (gioia, tristezza, paura, disgusto, sorpresa e rabbia) e in complesse (vergogna, colpa, imbarazzo, disprezzo, timidezza, orgoglio). Le emozioni primarie sono più antiche, compaiono prima, sono geneticamente determinate e condivise dall’uomo con la maggior parte dei mammiferi. Le emozioni complesse, chiamate anche autoconsapevoli o autoriflessive, poiché presuppongono nell’individuo lo sviluppo di un’identità di sé, compaiono più tardi (attorno ai 18 mesi) e non sono presenti in altre specie.

Il senso di colpa è un meccanismo interiore di autorimprovero, che tende a promuovere un comportamento etico e si presenta in risposta a situazioni in cui il soggetto infrange il codice morale, ovvero mette in atto una trasgressione ad una norma. Ciò implica nel soggetto sentimenti di rimorso, rimpianto, dolore o rimprovero per le azioni compiute o omesse e un conseguente stato di tensione.

Sentirsi in colpa non è sempre negativo. Infatti, la colpa può avere anche una funzione utile e adattiva, perché può aprire spazi di riflessione sul proprio comportamento e produrre l’attivazione di gesti riparativi, partecipando alla costruzione del senso di responsabilità e dell’etica personale.

Ma, a volte, in alcuni individui, il senso di colpa è cronico. Questi individui sentono di avere grandi responsabilità nei confronti di se stessi e degli altri, come se tutto dipendesse da loro, costantemente relegati in una condizione di espiazione della propria colpa, di rimorso e rimpianto. Chi vive sensi di colpa cronici, si trova esposto a un insieme di emozioni: vergogna, rabbia, tristezza, disperazione, senso di inadeguatezza, e inferiorità e la sensazione di essere indegno. Queste emozioni lo assorbono e lo impegnano mentalmente senza consentirgli di poter affrontare e pensare serenamente né a cosa fare né a se stesso.

La colpa cronica non promuove atteggiamenti positivi verso gli altri ed è disadattiva, perché colpisce l’immagine di sé, riduce l’autostima (il valore che la persona si attribuisce) ed espone al rischio di disturbi psicopatologici.

Per superare il senso di colpa cronico è necessario indagarne le origini. Molto spesso chi vive sensi di colpa cronici è cresciuto in un contesto famigliare disfunzionale, in cui i genitori, sempre tristi, infelici, pessimisti, sospettosi verso tutti, utilizzavano sistematicamente frasi come: “Devi solo vergognarti per quello che hai fatto”, “Noi facciamo tutto per te e tu ci ripaghi così? Sei un ingrato”, “Se continui a fare i capricci ci fai soffrire”, “”Se non ci fossi stato tu avrei potuto fare carriera”, “Non ne combini una giusta”, ecc…

Per liberarsi dal senso di colpa cronico può essere utile:

  • riparare al danno recato
  • dire a noi stessi che abbiamo fatto il meglio che potevamo fare
  • accettare la nostra fallibilità e concederci di sbagliare, circoscrivendo l’errore come episodio singolo e non come un totale fallimento che investe tutta la persona
  • coltivare un’immagine di sé reale e non ideale
  • attribuire a noi stessi solo le nostre responsabilità e non quelle degli altri.